Permacultura italia
La natura è piena di meraviglie: ci sa dare tutto ciò di cui abbiamo bisogno senza chiedere nulla in cambio, se non rispetto e amore per le sue creature. Negli ultimi decenni abbiamo dimenticato quelle conoscenze che i nostri antenati avevano faticosamente accumulato nei secoli, che univano l’attenzione al funzionamento spontaneo della foresta, capace di autogestirsi e autoalimentarsi, alla capacità di coltivare piante utili e commestibili https://permaculturaitalia.net/effetto-fico-india-permacultura/.
Mi sorgono spontanei dei dubbi quando si dice che bisogna copiare dal bosco che si automantiene e si autoriproduce, perpetuando se stesso se non intervengono catastrofi naturali. Inoltre l’altro aspetto fondamentale della food forest è quello di destinare i prodotti all’autoconsumo, aspetto molto interessante ma che genera perplessità. Infatti, se si trapiantano ad esempio degli astoni di melo, come si ritiene possibile che si autoproducano? E come si governa la pianta in modo che sia abbastanza facilmente controllata nella crescita? Si citano alberi di melo alti sino a 20 m. che francamente non ho mai visto. Ma se si lasciassero sviluppare, ovviamente dopo almeno una quarantina d’anni sino a tali dimensioni di chioma, come sarebbe possibile effettuarne la raccolta?
Con intento soprattuto didattico ed educativo nascerà a breve anche la nuova food forest di Milano. Il capoluogo lombardo conta già all’attivo un primo esperimento di “orto-foresta”, avviato quatto anni fa dall’associazione CasciNet che ha riqualificato, con i principi della permacultura, una vecchia discarica nella zona Est della città. Inizierà, invece, in ottobre la piantumazione delle oltre 2000 piante, tra alberi da frutto, arbusti e coltivazioni annuali di ortaggi, della più ampia food forest che si estenderà all’interno del Parco Nord, su una superficie di 10mila metri quadrati. Il progetto è nato in collaborazione con Etifor-WOWnature, spin-off dell’Università di Padova che si occupa di valorizzazione del patrimonio naturale, e con la catena di ristoranti That’s Vapore, che dalla scorsa estate sta devolvendo alla food forest il 50% degli incassi di ogni piatto vegetariano servito il sabato. Ma anche i cittadini possono partecipare: è attiva, infatti, una campagna di crowdfunding che permette di “adottare” una pianta e di partecipare poi alla sua piantumazione. Obiettivo dichiarato della nuova “foresta commestibile” che sorgerà alle porte di Milano: promuovere la biodiversità facendo cultura alimentare a partire dal cibo vegetale.
Effetto fico d’india
In alternativa è possibile limitarsi a incidere la buccia lungo il lato lungo, passando il coltello tra la buccia e la polpa per rimuoverla. Le parti rimosse andranno avvolte in carta di giornale e gettate nella spazzatura o utilizzate, rimuovendo le pagine del quotidiano, per il compostaggio.
In alternativa è possibile limitarsi a incidere la buccia lungo il lato lungo, passando il coltello tra la buccia e la polpa per rimuoverla. Le parti rimosse andranno avvolte in carta di giornale e gettate nella spazzatura o utilizzate, rimuovendo le pagine del quotidiano, per il compostaggio.
Tale reazione normalmente si risolve spontaneamente e non causa shock anafilattico. Se invece compaiono sintomi quali vomito, diarrea o/e reazione cutanea, in seguito all’assunzione del frutto è consigliabile rivolgersi al medico.
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I frutti del fico d’india, come abbiamo già detto, sono ricoperti dalle spine. In commercio solitamente il frutto è già stato pulito, tuttavia fare attenzione è sempre utile. Per la rimozione della buccia si consiglia l’uso di un paio di guanti per maneggiare il frutto, oppure di tenerlo fermo con una forchetta e rimuovere con un coltello la pelle e le spine che lo ricoprono.
Per quanto riguarda i micronutrienti troviamo vitamina C, vitamina A, vitamina B3, B2, B1, oltre a potassio, calcio, fosforo e ferro. Inoltre, sono presenti vitamina C e sodio in quantità più ridotte.
Bill mollison
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In the 1960s Bill Mollison developed an interest in ecology. specifically the relationships between plants and animals. He went on to make significant contributions to the science of ecology and natural resource management including the founding of Permaculture with David Holmgren. He is also credited with developing the Keyline Design system of farming. this design was originally based on work by P. A. Yeomans. Throughout his life, he worked on dozens of projects related to environmental conservation and sustainable living from rainforest regeneration to research into edible snails.
In 1995 Bill received another high honor when he became an Officer of the Order of Australia for services to Permaculture design. These were some major accomplishments for someone who originally went into college to study marine biology. Towards the end of his life, Mollison lived out what remained with his family in Sisters Creek
In 1974–75, he and David Holmgren «jointly evolved a framework for a sustainable agricultural system based on a multi-crop of perennial trees, shrubs, herbs (vegetables and weeds), fungi, and root systems» for which they coined the word «permaculture». Holmgren was a student at the radical Environmental Design School in the Tasmanian College of Environmental Education. Mollison was a senior tutor in the Psychology Dept of the University of Tasmania.»
Permacultura italia
Le controversie sui marchi commerciali e sul copyright circondano la parola «permacultura». I libri di Mollison affermano sulla pagina del copyright: «I contenuti di questo libro e la parola PERMACULTURA sono protetti da copyright». Alla fine Mollison ammise di essersi sbagliato e che non esisteva alcuna protezione del copyright.
A differenza delle etiche che sono limitate a 3, la lista dei principi è molto più ampia e differenziata, visto che i vari autori nel corso del tempo hanno cercato di fornire il proprio contributo andando a prendere in considerazione aspetti e campi di applicazione più specifici.
Altrettanto apprezzabile è il lavoro che sta portando avanti il progetto di comunicazione Bosco di Ogigia, che pubblica regolarmente sul proprio sito web e canale YouTube video e articoli su pratiche agricole sostenibili, progettazione permaculturale e conoscenza dell’ambiente. Organizza inoltre delle dirette, propone corsi e raccoglie le segnalazioni di realtà esistenti in una mappa della permacultura in Italia.
Nel modello ideale di permacultura, una comunità deve essere in grado di autoprodurre i suoi beni, non solo per l’alimentazione ma anche per i suoi fabbisogni energetici, sfruttando le risorse agricole del proprio territorio nel pieno rispetto dell’ambiente.
Grazie per essere arrivato fino a qui. Spero davvero di esserti stata utile, almeno un po’ … e a breve ti racconterò come sta andando il mio progetto. A proposito! Se ti è piaciuto questo articolo, metti un like sulla mia pagina Facebook. Non ti costa nulla, ma io saprò l’hai apprezzato.